Data: 12/11/2013 – Cagliari
Già nell’antichità, l’atto di perseverare nell’errore era considerato nefasto e indice di cattiva volontà: “…perseverare autem diabolicum et tertia non datur”.
Evidentemente il Presidente della Regione si tiene ben lontano da questo saggio consiglio se, ancora una volta considera la finanziaria regionale, cioè l’atto fondamentale della programmazione annuale, una sorta di spot elettoralistico da utilizzare per lanciare proposte irricevibili.
La Presidenza del Consiglio ha sottoposto al parere della Terza Commissione permanente lo stralcio dell’articolo 2 del disegno di legge finanziaria 2014 recante “Agevolazioni IVA nel settore della nautica” giacché, come recita espressamente lo stesso articolo è una esplicita modifica della legge regionale 14 maggio 1984, n. 22 (Norme per la classificazione delle aziende ricettive) incidente in maniera significativa sulla disciplina del turismo; non è perciò ammissibile ai sensi dell’articolo 4, comma 1 bis, lettera a) della legge regionale di contabilità n. 11 del 2006 il quale preclude l’inserimento nella legge finanziaria di “disposizioni che modifichino l’oggetto degli interventi delle leggi di settore e le condizioni degli stessi interventi”.
Per tali motivazioni è stata oggetto di stralcio dalla finanziaria come norma intrusa.
La riduzione dell’IVA al 10% per lo stazionamento in porto delle imbarcazioni, seppure sostenuta da nobili e fondate ragioni, necessita, pertanto, di un diverso percorso legislativo. Altrimenti è destinata al fallimento.
Lo stralcio, infatti, non impedisce l’eventuale introduzione mediante emendamenti di esenzioni fiscali in linea con il contenuto della legge di contabilità.
Ma la Presidenza della Regione non è nuova a queste sortite che possono avere ricadute sull’opinione pubblica, ma scarso respiro legislativo in quanto proposte in sedi non deputate, come la materia che regola la finanziaria regionale.
Infatti, non si capisce altrimenti come anche in questa manovra del 2014, dopo aver già clamorosamente sbagliato nella precedente finanziaria, stia ancora una volta proponendo la stessa norma per l’abolizione dei consigli di amministrazione, voluta dall’esito referendario, che era stata oggetto di stralcio in quanto norma intrusa.
Pur avendo avuto ben un anno a disposizione per promuovere un apposito disegno di legge organico sulla materia, come detta chiaramente la normativa, il Presidente l’ha pervicacemente voluta reintrodurre conoscendo in anticipo la sorte alla quale era destinata.
Non è in atto nessuno scontro istituzionale, perlomeno da parte della Presidenza del Consiglio che si limita a richiamare il puntuale rispetto delle norme che la Regione si è data per regolare la propria attività politico-istituzionale.
Il quale rispetto è doveroso, in quanto garanzia di correttezza in una democrazia compiuta che ha a cuore il bene della collettività e che rispetta, adottando atti normativi e condotte conseguenti in armonia con i principi normativi in vigore, evitando fumose e comode scorciatoie legislative destinate al fallimento.