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Convegno “Lo stato di attuazione dello Statuto speciale della Sardegna. Un bilancio dopo 70 anni”

Cagliari, 15 ottobre 2018

Un bilancio dopo 70 anni dalla sua approvazione per valutare lo stato di attuazione dello Statuto, è un momento di riflessione sicuramente utile e di questo ringrazio l’associazione ex consiglieri regionali della Sardegna. Lo è ancora di più in un quadro in cui le regioni a Statuto ordinario chiedono maggiori ambiti di autonomia sulla base del Titolo V della Costituzione, andando verso un quadro di autonomia differenziata che pur essendo, evidentemente, cosa diversa dalla Specialità ha raggiunto livelli di preaccordo con il precedente Governo che in alcuni casi superano le competenze e gli ambiti degli Statuti speciali e che nell’interpretazione peggiore si affiancano ad una richiesta di trattenere completamente le entrate fiscali sul territorio, contravvenendo alla regola ben presente sul Titolo V del meccanismo perequativo a favore delle regioni più deboli.

È evidente che la natura delle norme di attuazione è quella di dare definizione progressiva alla disposizione statutarie che sono per loro natura generiche e di principio. Su questo, un dato di fatto indiscutibile, è che la Sardegna sia la Regione a Statuto speciale che meno di tutte ha utilizzato e concretizzato lo strumento delle norme di attuazione del proprio Statuto, appena dodici negli ultimi trent’anni contro le settantadue del Trentino Alto Adige.

Ma va valutato con attenzione l’orientamento della Corte Costituzionale secondo la quale le norme di attuazione non solo applicano, ma possono integrare lo Statuto; norme di attuazione quindi come possibile strumento per adeguare il nostro Statuto. Su questo punto faccio riferimento agli approfondimenti fatti nella Commissione bicamerale sul regionalismo presieduta dall’onorevole Bressa nella precedente legislatura e al tavolo tecnico tra il sottosegretario Bressa e le regioni a Statuto speciale. Va quindi verificata la possibilità di dare risposta tramite norme di attuazione alle più evidenti carenze presenti nello Statuto come quelle che riguardano il diritto alla mobilità, il diritto ad essere collegati alle grandi reti energetiche, ad una migliore definizione dei temi riguardanti la scuola, l’educazione, i beni culturali, la lingua, oltreché tematiche moderne come le telecomunicazioni e le reti digitali.

Come è noto le norme di attuazione possono fornire queste risposte, al momento attraverso un iter complesso, che risponde al rapporto pattizio tra Stato e Regioni che si sviluppa all’interno delle commissioni paritetiche Sato – Regione.

A questo proposito credo possa essere utile una riforma della composizione della commissione con la presenza delle figure politiche affiancata da quelle tecniche e la presenza durante la fase istruttoria delle rappresentanze ministeriali interessate. Questo eviterebbe la riapertura di istruttorie lunghe, dopo la definizione della norma; così come dovrebbe essere previsto un regime di prorogatio delle commissioni tra una legislatura e la successiva, fatto che garantirebbe una continuità e di sicuro un’accelerazione sulla nomina della nuova.

Altro elemento proposto nelle conclusioni della commissione Bressa era quello di dare un tempo certo entro il quale il Governo deve esprimersi.

Ecco credo che le Regioni a Statuto speciale debbano rilanciare la battaglia su questi temi, se non vogliono essere superate in tema di competenze e autonomia dalle regioni a Statuto ordinario che chiedono nuovi spazi di autonomia sulla base del Titolo V della Costituzione.

Ho avuto modo in qualità di coordinatore dei presidenti del Consiglio regionale delle regioni e province a Statuto speciale di rappresentare questi argomenti con la richiesta di un’apertura rapida di un tavolo di consultazione alla Ministra per gli Affari regionali da cui ho ottenuto rassicurazioni sull’attuazione alla Specialità.

Restiamo ovviamente in attesa di segnali concreti

Gianfranco Ganau

Presidente Consiglio regionale della Sardegna

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