Sardegna e Corsica, regione unica

Celebrare “Sa die de sa Sardigna” con la riunione congiunta e solenne del Consiglio regionale e dell’assemblea regionale corsa é la proposta che abbiamo definito nei dettagli e nell’organizzazione  durante l’incontro che si é tenuto a Bonifacio con il presidente  corso Ghjuvan Guidu Talamoni.
Un evento, quello del prossimo 28 aprile,  che non esito a definire di portata storica e non solo perché mai prima d’ora il Consiglio regionale si è riunito congiuntamente con un’altra assemblea legislativa, ma per il significato profondo che l’abbraccio tra le massime istituzioni di Sardegna e Corsica può rappresentare nel cammino che attende le nostre isole in Europa.
La seduta di “Sa Die”, quest’anno, sarà dunque molto di più della sempre importate celebrazione di un momento che ha segnato in positivo la storia millenaria e fiera del nostro popolo, perché vuole significare la volontà dei corsi e dei sardi di costruire insieme un  futuro di pace, democrazia e sviluppo che affondi le radici nella nostra storia e nell’identità.
Affrontare le sfide dell’Europa con un’alleanza forte e sincera tra le isole gemelle è, dunque, l’elemento nuovo che proponiamo all’attenzione, non solo della politica sarda e corsa o dei governi italiano e francese, ma è il primo passo per immaginare la creazione di una vera e propria regione unica al centro del Mediterraneo che, con il riconoscimento dell’insularità, sappia affermarsi all’interno di una nuova Europa dei popoli.
Ecco perché piuttosto che ricordare i temi sui quali già da oggi è possibile realizzare intese proficue tra le nostre Regioni (penso ad esempio alla lingua, la cultura, l’università, l’ambiente, la pesca, i trasporti, l’agricoltura, il turismo, l’acqua o l’energia) auspico l’apertura di  un confronto alto e profondo nella società sarda e tra le diverse forze politiche, per ricercare un momento di unità vera e convinta, per riaffermare e rilanciare le ragioni della nostra specificità e perché no, il sogno di una Europa e di un’Italia più libere e più giuste.
Lo affermo da presidente del Consiglio regionale della Sardegna e da militante appassionato di una forza politica che mai si è detta indipendentista ma che oggi, dinanzi ad un’Europa che appare troppe volte lontana e ingiusta con i sardi e con i più deboli, ed al cospetto di certe decisioni dello Stato che continuano ad avere il retrogusto amaro di un centralismo stantio quanto deleterio, non può sottrarsi dall’ascoltare e dal comprendere anche le ragioni di chi da sempre si batte per il diritto dei popoli all’autodeterminazione.

Gianfranco Ganau

Presidente del Consiglio regionale della Sardegna

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