Sig.Sindaco, Sig, Sottosegretario,
Un saluto a tutti voi a nome mio personale e di tutto il Consiglio Regionale della Sardegna.
La presenza a questa manifestazione sta a significare oltrechè l’importanza e la condivisione al tema trattato anche una volontà del Parlamento Sardo di essere vicini alle Comunità Locali e alle loro proposte.
Era il 27 gennaio del 1945 quando fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz ad opera delle truppe sovietiche dell’ Armata Rossa. Con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 l’Italia ha scelto questo giorno per commemorare la fine della Shoah, istituendo il “Giorno della Memoria”, per ricordare le vittime delle persecuzioni fasciste e naziste: ebrei, oppositori politici, omosessuali, gruppi etnici e religiosi dichiarati da Hitler indegni di vivere.
Ricordare le vittime della Shoah e di quanti persero la vita ad opera del nazismo e del fascismo, è un imperativo morale, un dovere storico per mantenere viva la memoria di tutte queste esistenze spezzate e per riflettere sui temi legati ai diritti umani ed alla loro negazione, qualsiasi popolazione del pianeta riguardino, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dall’appartenenza etnica e dal censo.
Gli ebrei deportati nei campi di sterminio dall’Italia furono oltre 7 mila, di cui quasi 6 mila morirono di stenti o nelle camere a gas; solo in Sardegna si contano circa 200 deportati nei Lager nazisti.
Le atrocità subite sono state tante e tali che, seppure siano – per la verità sempre meno – ancora vivi i testimoni oculari dei campi di concentramento, è sempre più difficile raccogliere le loro testimonianze.
Fortunatamente negli ultimi anni – ed è questo forse uno degli aspetti più incoraggianti – il coinvolgimento di centinaia di giovani e la promozione di progetti specifici nelle scuole ha consentito di attribuire a questa giornata un valore particolare.
Per questo consentitemi di ringraziare il comune di Padru per quest’ importante iniziativa e il sindaco, Antonio Satta, che già da qualche anno promuove con la sua comunità un momento di confronto e riflessione per ricordare lo sterminio degli ebrei e mantenere viva la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia del nostro Paese e dell’ Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere.
Ai ragazzi il compito di non dimenticare, di mantenere vivo il ricordo e l’impegno perché l’Olocausto – anche nel nostro territorio – non venga dimenticato, ricordando che la pace è un obiettivo che l’Italia e l’Europa devono perseguire sempre, costruendo insieme alle popolazioni vittime di conflitto, condizioni economiche e sociali che consentano il raggiungimento di una piena democrazia.
Credo che la memoria della Shoah e la celebrazione di questa giornata non debba portare a custodire solo un ricordo fine a se stesso o a commemorare una ricorrenza “dovuta”. Deve essere l’occasione per riflettere sulle contraddizioni della nostra epoca e del periodo storico che viviamo: oggi come allora è l’intolleranza, il razzismo (spesso dettato dalla paura del “diverso”), lo sciovinismo e l’insicurezza generale creata da una mancanza di prospettive per il futuro e aggiungo anche di valori, a portare all’odio nei confronti del diverso e dello straniero.
Certo, quanto accaduto di recente a Parigi nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, in Francia, in Belgio e non dimentichiamo la Nigeria dove il gruppo estremista Boko Haram ha raso al suolo 16 villaggi seminando 2 mila vittime, ha aperto una nuova ferita nel cuore e nell’anima europea; ma è proprio ora che la Politica – attribuendo ad essa il suo valore più alto – deve svolgere il proprio ruolo sino in fondo, senza arretrare di un passo: è la politica a dover creare le condizioni affinché quanto accaduto non rischi di compromettere ulteriormente – e forse anche definitivamente – il percorso di condivisione, inclusione e tolleranza che gli Stati membri dell’Unione europea devono continuare a percorrere nei confronti degli immigrati.
Solo con politiche di inclusione sociale l’Europa può combattere l’ESTREMISMO ISLAMICO e qualsiasi forma di fondamentalismo. Tolleranza infatti significa accettare qualcuno o qualcosa, ma quasi come un peso da tollerare, appunto, non comprendendo per contro la scelta di riconoscere all’altro parità e piena dignità, la via cioè dell’inclusione.
Ecco perché dobbiamo smettere di avere paura degli immigrati di seconda generazione, italiani, francesi, tedeschi nati e cresciuti nei nostri paesi con un bagaglio culturale ampio ed eterogeneo: nel 1992 i figli stranieri nati in Italia erano seimila, nel 2005 sono diventati 51 mila. I ricongiungimenti di minorenni con familiari che già abitano in Italia sono stati 40 mila nel 2006.
Questa è la nuova realtà italiana, questa è la nuova realtà europea nei confronti della quale non possiamo continuare a far finta di niente.
Come è ovvio che non possiamo far finta che il terrorismo non esista e che l’Europa oggi più di ieri debba costruire e garantire nuove politiche di Sicurezza e Difesa Comune.
Governare i flussi migratori, garantire la sicurezza delle comunità ma non alimentare odio razziale e nuovi atti di intolleranza nei confronti degli stranieri.
Perché ciò che accaduto non si ripeta perché la memoria sia monito affinché non si ripetano gli orrori del passato.
Per dare piena attuazione ai principi di uguaglianza e pari opportunità che, come dice la nostra Costituzione, devono essere uguali per tutti a prescindere da genere, razza e credo religioso.
Obiettivi ancora da raggiungere nella loro pienezza anche nel nostro Paese, ma valori universali da coltivare e difendere.
Ai più giovani il compito di mantenere viva la memoria di quanto è successo, perché non debba ripetersi mai più, e quello di dare piena attuazione ai principi costituzionali per una società ed un mondo che sappia valorizzare le diversità.
Gianfranco Ganau
Presidente del Consiglio regionale della Sardegna