Con l’audizione del rettore dell’università degli studi di Cagliari, Francesco Mola, quello di Sassari Gavino Mariotti e del direttore dell’Ufficio scolastico regionale per la Sardegna Francesco Feliziani, la commissione Seconda ha proseguito questa mattina l’esame del Pl 11 (Pizzuto e più) che istituisce il reddito di studio (“REST”).
Il rettore Mola ha spiegato che “per la Sardegna è molto più complicato attrarre studenti ma noi dobbiamo creare le condizioni perché chi si diploma si iscriva all’università e si iscriva in un’università sarda. C’è un bacino di giovani sardi che dobbiamo attrarre con il Rest e anche con un welfare all’altezza dei bisogni. Vorremmo per questo che il reddito di studio fosse erogato indipendentemente dall’Isee”.
La presidente della commissione, Camilla Soru, ha spiegato che “questa misura è pensata per chi ha dovuto interrompere gli studi ma è chiaro che come dice il rettore Mola dobbiamo valorizzare in generale chi vuole studiare in Sardegna. Questa misura serve a far completare il ciclo formativo agli adulti per fare in modo che in quelle stesse famiglie si coltivi lo studio”.
Per il rettore di Sassari “lo spopolamento della Sardegna porterà tra mezzo secolo, di questo passo, al punto che spariranno città come Nuoro. Il resto lo fanno le università telematiche, dove tutto è più semplice e c’è un docente per ottocento allievi”.
Per la scuola ha preso la parola Feliziani, che ha ringraziato “per il confronto con l’università e ha speso parole favorevoli su Pl 11. “Il Rest è destinato ai maggiorenni ma dobbiamo collegarlo con i cinque Cpia presenti in Sardegna ( i centri per l’istruzione degli adulti ndr) e capire se, a fronte di un sostegno finanziario così importante, non sia necessario potenziarli. In dieci anni abbiamo perso 35 mila studenti, denatalità e dispersione sono i veri problemi della scuola pubblica sarda”.
Per la presidente Soru “se è vero che i dati della denatalità sono drammatici è anche vero che noi dobbiamo creare le condizioni perché si inverta la rotta. E non si tratta soltanto di reddito: i giovani sardi hanno desiderio di genitorialità ma sono frenati dalla mancanza di servizi come asili, dal problema della sanità territoriale e dei trasporti”.