Nota stampa della seduta n. 7

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVII Legislatura

Ufficio Stampa

Nota stampa della seduta n. 7 – Pomeridiana

mercoledì 26 Giugno 2024

Discussione generale sul D.L. n.15”Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio, dei beni paesaggistici e ambientali”. Domani gli interventi dei capigruppo.

La seduta pomeridiana del Consiglio regionale è stata aperta dal presidente Piero Comandini. Dopo le formalità di rito, il presidente ha dato la parola al capogruppo di FdI, Paolo Truzzu, che ha chiesto la convocazione di una Conferenza dei capigruppo, alla presenza della Giunta, per valutare insieme gli emendamenti più importanti. Il presidente ha sospeso i lavori e convocato la Conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori è intervenuto il consigliere Antonello Floris (FdI), che ha definito il DL 15 uno slogan elettorale, che non avrà alcuna efficace perché in disaccordo con la legge sovraordinata nazionale. Per il consigliere di minoranza il DL non bloccherà procedimenti amministrativi, ma solo le realizzazioni, e questo creerà un problema agli enti chiamati ad esprimere il parere, con conseguenti facili ricorsi al Tar. Per Floris c’è il rischio di bloccare anche le pratiche virtuose, come hanno sottolineato i rappresentanti del WWF. I vincoli del Ppr, ha continuato, bloccherebbero progetti e investimenti pubblici e privati: “Renderà complicato realizzare anche una semplice tettoia o installare un condizionatore in area agricola”. E ha aggiunto che mentre il Governo pensa a semplificare, la Sardegna propone un “decreto complicazioni”. Floris ha ribadito che si tratta di uno slogan contro il Governo e sarà inefficace, come hanno sottolineato, ha detto Floris, i rappresentanti del Gruppo di Intervento giuridico. Per il consigliere è importante agire sulla mappatura delle aree idonee per bloccare i procedimenti che non vi rientrano. Il consigliere ha annunciato che il gruppo di FdI ha presentato emendamenti migliorativi al testo di legge che spera vengano condivisi da tutti i colleghi.

Per Gianluigi Rubiu (FdI) è fondamentale ascoltare la voce preoccupata dei sardi, che non sono contrari alle installazioni in termini assoluti, ma alla speculazione che porta alla devastazione della più importante ricchezza della Sardegna: l’ambiente. Per Rubiu deve essere bloccato l’attacco selvaggio alla terra sarda. Il consigliere di minoranza ha ricordato che il problema nasce da una scelta di un Governo non eletto dal popolo italiano, il Governo Draghi, in cui la presidente Todde ricopriva l’incarico di Sottosegretario di Stato. “Presidente tutti possono sbagliare e prendiamo atto che come presidente della Sardegna abbia cambiato idea”. Per Rubiu il DL 15 è un segnale ma è troppo debole. Serve una moratoria nazionale e non regionale, concordata con il  Governo e da portare alla Conferenza Stato-Regioni. Il consigliere ha criticato anche la decisione di estendere il Ppr alle zone interne perché creerebbe una maggiore burocratizzazione e danni alla popolazione, il blocco immediato di attività locali esistenti o in procinto di essere attivate. Anche per Rubiu il passaggio fondamentale è l’individuazione delle aree idonee commisurate alle reali esigenze della Sardegna, ma anche inserire come deterrente l’obbligo del ripristino dei luoghi, con importanti garanzie finanziarie. Preoccupazione anche per i parchi eolici off shore. Rubiu ha ricordato che ogni pala contiene 800 kg di olio fossile e rappresenta un grave rischio per il mare sardo. Ha sottolineato, inoltre, che mentre per la Sardegna si parla di impianti posizionati a 35 km dalla costa, in Gran Bretagna la distanza è di 180 km, senza considerare, ha continuato Rubiu, che il mare non è uguale dappertutto e presenta diversi fenomeni ondosi o flussi migratori. “Dobbiamo difendere la nostra terra”, ha concluso. (ELN)

Dopo l’on. Rubiu ha preso la parola l’on. Giuseppe Dessena (Sinistra futura), che ha premesso: “Non esistono soluzioni semplici e collaudate in questa materia, va detto a chi pensa di essere ancora in campagna elettorale. Tutta la Sardegna è preoccupata per la speculazione sulle energie rinnovabili ma il quadro delle norme è complesso e l’impatto rischia di essere irreversibile ed enorme. L’inerzia legislativa ha favorito l’azione dei gruppi finanziari ma questa legge appare fondata e per questo la sostengo”.

Per la consigliera Maria Francesca Masala (FdI) “la Sardegna non deve sacrificarsi in nome di un progresso che ignora il nostro ambiente, le nostre campagne, i nostri siti archeologici. Serve individuare aree specifiche per gli impianti di rinnovabili, insieme al consenso delle comunità. E in parallelo va blindato il piano urbanistico e redatto un piano energetico moderno, se non vogliamo diventare produttori di energia per le altre regioni senza benefici per la nostra”.

Dai banchi del Pd Antonio Solinas: “Questa è la prima vera legge di questa legislatura e sarà un provvedimento transitorio per un settore che in questi anni è stato a dir poco sottovalutato. E infatti oggi dobbiamo cercare di porre rimedio ai danni che non abbiamo generato. Certo, con un atto legislativo come questo si corre il rischio che a pagarne le conseguenze siano anche le aziende sarde che con serietà vogliono partecipare al bando Pnrr sull’agrivoltaico. Diciotto mesi non sono pochi e dobbiamo fare in modo che non siano utilizzati tutti: il provvedimento definitivo dovrà essere prodotto prima”.

A seguire dall’opposizione l’on. Cristina Usai (FdI): “Per fermare i grandi speculatori corriamo il rischio di mettere in difficoltà gli imprenditori sardi che nel proprio piccolo intendono partecipare alla transizione energetica. Ecco perché dobbiamo apportare correttivi perché tutti vogliamo salvaguardare le nostre terre ma dobbiamo farlo con il giusto equilibrio”.

Ancora, per la maggioranza, l’on. Salvatore Cau (Orizzonte comune): “Se a oggi avessimo avuto il Ppr esteso a tutta la Sardegna a quest’ora non staremmo parlando di aggressione alla Sardegna. E lasciamo perdere la dialettica politica in nome degli interessi della Sardegna. Che non sono quelli delle multinazionali che fanno del loro core business l’energia prodotta dal combustibile fossile e che stanno strumentalizzando le proteste dei comitati”.

Per l’on. Stefano Tunis (Sardegna al centro) “siamo già un luogo in cui i player energetici principali hanno dinamismo e vitalità. Il tema ha radici antiche e profonde e in assenza di metano ciò che ci rimane sono le energie rinnovabili. La presidente Todde sa che noi abbiamo una robusta infrastrutturazione di trasporto di energia, il Tyrrhenian link, che era necessaria e ci dà la possibilità di un adeguato rifornimento di energia, non solo per trasportare l’energia prodotta da noi. La vera questione è la insufficiente rete di distribuzione interna di energia. Noi non possiamo diventare protagonisti di un piccolo teatrino governato da altri ma dobbiamo prenderci la responsabilità delle decisioni”.

Da Cinque stelle l’on. Gianluca Mandas, secondo cui “il dl 15 è un atto necessario che ha reso urgente intervenire. In questi anni l’assessore all’Industria non ha proposto una pianificazione delle aree e com’è normale gli speculatori si muovono nei vuoti normativi. Sul tavolo di Terna ci sono 60 gigawatt di proposte di impianti rinnovabili e oggi discutiamo per la prima volta dell’ubicazione degli impianti. Se entro il 2040 vogliamo produrre il 110 per 100 del fabbisogno energetico lo dobbiamo fare in modo rispetto dell’ambiente sardo e sarà necessario anche istituire entro i 18 mesi l’agenzia regionale per l’energia”.

Dai banchi della Lega l’on. Alessandro Sorgia ha affermato che “la moratoria non convince per nulla perché si sa già che verrà dichiarata incostituzionale. Dunque mi chiedo per quale ragione non proponiate una legge più difendibile e mi chiedo anche dove siano gli ambientalisti”. Poi rivolto alla presidente Todde ha detto: “Il decreto Draghi del quale è anche lei responsabile, ha spalancato le porte della Sardegna a tutti gli speculatori del fotovoltaico e dell’eolico”. (C.C.)

«Il provvedimento all’esame dell’Aula – ha dichiarato il consigliere AVS, Diego Loi – ha l’obiettivo di frenare la speculazione e non certo la transizione energetica che deve essere ordinata ed efficace ma mai a scapito del paesaggio». L’esponente della maggioranza ha quindi definito il paesaggio della Sardegna “bene non negoziabile che segna la storia del nostro popolo”. Loi ha parlato della necessità di “esaltare il principio dell’autonomia sarda” nel significato dell’esser “padroni e collaboratori nel processo di crescita, in ossequio al principi della leale collaborazione con lo Stato sancito nella Carta costituzionale”. «Siamo per le rinnovabili – ha insistito il consigliere – ma i territori devono essere  cooprotagonisti del loro futuro». «Non può esserci progresso – ha concluso – a costo della natura, del paesaggio e della bellezza della nostra isola, perché perdere la bellezza significherebbe annichilire il nostro popolo».

Il consigliere del gruppo Misto, Piero Maieli, ha voluto rimarcare quello che – a suo giudizio – è il senso “di un provvedimento che ha colto nel segno” e cioè “bloccare la speculazione ma non bloccare tutto, evitando di scendere nel populismo e nel qualunquismo”. L’onorevole Maieli ha auspicato una positiva valutazione delle proposte emendative finalizzate all’aggiornamento, l’ammodernamento e il potenziamento degli impianti esistenti.

Gianluigi Piano (Pd) ha ricordato le finalità del disegno di legge presentato dalla Giunta («tutelare ambiente e paesaggio, garantendo la transizione energetica») ed ha definito un “peso” la mancanza di pianificazione paesaggistica e della legge per il governo del territorio. «Recuperare il tempo perduto e non commettere gli errori del passato», è stato l’invito dell’esponente della maggioranza che, esprimendosi a favore della ipotizzata costituzione dell’agenzia sarda per l’energia, si è anche detto fiducioso sulla “non impugnazione da parte del governo del provvedimento in discussione”.

Ivan Piras (Fi). ha riproposto la volontà dei gruppi della minoranza alla collaborazione, anche alla luce dell’incontro svoltosi in apertura di seduta tra la presidente della Regione e i capigruppo del Consiglio, mentre le preoccupazioni sono state rivolte ai numeri e alle dimensioni che gli impianti delle rinnovabili hanno assunto nell’Isola («già oggi siamo in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di una popolazione di molto superiore a quella sarda»).

«Colmare il vuoto normativo che in materia di rinnovabili ha generato la grave situazione che crea tensione nelle nostre comunità», è, a giudizio della consigliera Paola Casula (SF), l’obiettivo da realizzare, insieme con l’indicare soluzioni per fermare la speculazione e tutelare il paesaggio. «Serve una pausa, uno stop nei percorsi autorizzativi – ha insistito l’esponente della maggioranza – e questo provvedimento è il primo passo per  avviare la transizione e consentire al Consiglio di esprimersi sulle aree non idonee». «Sole e vento – ha concluso –  devono essere occasione per tutelare l’ambiente e per lo sviluppo economico della Sardegna».

Ha concluso gli interventi programmati nella seduta pomeridiana Alberto Urpi (Sardegna al centro 20Venti) che ha replicato a quanto nel corso del dibattito, dai banchi della maggioranza, hanno lamentato la mancata individuazione delle aree idonee a partire dal 2021, cioè dall’entrata in vigore del decreto Draghi, affermando che “senza la notifica alla Regione dei quantitativi di energia da rinnovabili, 6,2 gigawatt, non potevano essere individuate le aree idonee”. L’esponente della minoranza ha riaffermato lo spirito collaborativo dei gruppi di opposizione («ma vogliamo contribuire a scrivere e migliorare il provvedimento con gli emendamenti») ed ha insistito su due questioni: la prima, assumere la responsabilità di produrre i gigawatt assegnati all’Isola, la seconda, individuare entro 180 giorni le aree idonee per l’installazione degli impianti delle rinnovabili.

Il presidente dell’assemblea, Piero Comandini, ha quindi tolto la seduta e convocato il Consiglio per domani, giovedì 27 giugno, alle 9.30. (A.M.)

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