Il Consiglio regionale ricorda Giacomo Matteotti a 100 anni dalla morte.

14_06_24 Commemorazione Giacomo Matteotti
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“Un politico di valore, un difensore della democrazia, delle istituzioni e della libertà, un martire dell’ antifascismo, un giornalista, un uomo di grande cultura. Le sue idee, la sua ostinazione nel portare avanti gli ideali in cui credeva sono un modello non solo per chi fa politica o per chi è impegnato nelle Istituzioni ma per chi crede in un mondo di pace dove la democrazia e l’uguaglianza che rappresentano i valori fondamentali delle società civili devono essere sempre difesi”. Così, il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Piero Comandini, ha ricordato la figura di Giacomo Matteotti durante la cerimonia di commemorazione del deputato socialista a 100 anni dal suo assassinio ad opera di una squadraccia fascista avvenuto il 10 giugno del 2024. All’evento “Matteotti e noi. Una lezione di libertà”. sono intervenuti docenti universitari, rappresentanti delle parti sociali e gli studenti del Liceo classico “Euclide” di Cagliari. A loro, in particolare, si è rivolto Comandini: “Agli studenti presenti qui in aula dico che la democrazia è il valore più importante. Lottate per i principi in cui credete. Non abbiate paura di confrontarvi e di esprimere il vostro pensiero. La democrazia, grazie anche al sacrificio di tanti uomini del passato tra cui Giacomo Matteotti, vi ha dato questa possibilità. Non perdetela”.

Subito dopo l’intervento del presidente Comandini è toccato agli attori teatrali Gianluca Medas e Marco Spiga rievocare quanto accaduto nell’aula della Camera dei Deputati il 30 maggio 1924 quando Giacomo Matteotti denunciò le violenze fasciste e i brogli che condizionarono le elezioni politiche. Un discorso appassionato che segnò la sua condanna a morte.

Di Matteotti politico ha poi parlato Gianluca Scroccu, professore associato di Storia Contemporanea dell’Università di Cagliari. Scroccu, in apertura del suo intervento, ha ricordato la lettera inviata dal giovane Sandro Pertini al segretario del Partito Socialista di Savona Diana-Crispi in cui chiedeva il rilascio della tessere nella data della scomparsa di Giacomo Matteotti. “Matteotti è stato un esempio per molti – ha detto Scroccu – ma è stato prima di tutto un politico che ha lavorato per l’affermazione della giustizia sociale senza la quale, diceva, non può esserci libertà». Scroccu ha poi ricordato la sua scelta di schierarsi da subito dalla parte degli ultimi «Pur essendo benestante ha sempre lottato a difesa dei più deboli – ha detto Scroccu – i fascisti lo definivano “il socialista impellicciato”. Lui da giovanissimo ha deciso di fare politica, prima come militante poi come amministratore locale». Scroccu ha poi ripercorso il cammino politico di Matteotti che lo portò all’elezione alla Camera dei Deputati segnato da un impegno costante nelle questioni più importanti nella vita del Paese. Un’esperienza caratterizzata dalla forte contrapposizione nei confronti di Mussolini sulla linea dell’interventismo nella Prima Guerra mondiale sostenuta quando era direttore dell’Avanti. Ma anche i contrasti con i comunisti Gramsci e Togliatti che contestavano a Matteotti e ai socialisti la loro scelta riformista. «Matteotti è stato un oppositore instancabile del fascismo – ha rimarcato Scroccu – come testimoniano i violenti attacchi di cui fu vittima da parte degli organi di stampa di regime. Il suo assassinio ha un mandante e un colpevole: Benito Mussolini».

Federica Falchi, professore associato di Dottrine Politiche dell’Università di Cagliari ha invece tracciato i rapporti con alcune figure femminili che segnarono la sua esistenza a partire dalla madre Isabella “verso la quale non nutriva solo un affetto filiale ma una stima profonda per il suo acume politico”. Falchi ha ricordato anche il rapporto profondo con la moglie Velia Titta, poetessa e romanziera, che fu sempre al fianco del politico socialista. Fu lei ad andare a parlare con Mussolini dopo la scomparsa del marito e, dopo la scoperta del delitto, ad invocare giustizia e a battersi strenuamente contro il regime fascista.

Altra figura di rilievo fu Argentina Altobelli, politica e sindacalista,  fondatrice della Federazione nazionale dei lavoratori della terra. «Ella costituì un esempio per Matteotti – ha detto la docente di Dottrine Politiche – la difesa delle masse lavoratrici e il pacifismo li videro sempre concordi». Celebre il suo attacco a Mussolini pubblicato sul giornale “La Terra” nel quale definì il Duce “fascista proletario, sicario dagli agrari, assassino dei suoi fratelli”. «La morte di Matteotti la segnò per sempre – ha rimarcato Falchi – Argentina Altobelli si ritirò a vita privata abbandonando tutte le cariche». Da non dimenticare nemmeno Anna Kuliscioff, rivoluzionaria di origine russa tra i fondatori del Partito Socialista Italiano. «Fu un punto di riferimento costante nell’azione politica di Matteotti – ha detto Falchi – c’era tra loro una grande complicità come testimoniano le lettere a Turati in cui traspare il grande affetto e la stima verso il compagno socialista e la disperazione per la sua scomparsa. Con tutte questo donne di indole forte, Matteotti seppe istaurare un rapporto paritario. L’ideale di parità sembrava essere stato introiettato dai giovani del Partito».

Gabriele Treglia e Sofia Ravatti, studenti dell’ultimo anno del Liceo Classico Euclide di Cagliari, hanno invece ripercorso i fatti che portarono all’omicidio Matteotti e la vicenda giudiziaria che ne seguì.

A conclusione dell’evento è intervenuta la presidente della Regione, Alessandra Todde, che ha definito una “necessità” ricordare oggi una figura come Giacomo Matteotti: «Pochi giorni fa un deputato è stato picchiato alla Camera – ha ricordato Todde – quando parliamo di libertà ricordiamoci che possiamo farlo grazie a chi ha combattuto il fascismo, grazie alla Resistenza degli italiani». Secondo la presidente della Regione non ci si dichiara fascisti solo con il saluto romano ma con i fatti, i gesti, gli atti: «Provvedimenti come il premierato che mette all’angolo una figura come il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, ne sono l’esempio – ha detto Todde – ma non solo, oggi si stanno rimettendo in discussione diritti consolidati. Abbiamo il dovere di opporci e mantenere la schiena dritta quando si tratta di difendere le nostre istituzioni».

 

 

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