Presentato in Consiglio regionale il 19° volume degli Acta Curiarum, la collana che raccoglie i testi sull’attività dei parlamenti sardi durante la dominazione spagnola.
Assente il presidente del Consiglio Pais, trattenuto a Sassari da impegni imprevisto, il presidente del Comitato scientifico Miche Cossa ha aperto i lavori ricordando, fra l’altro, il costante avanzamento dei lavori verso il completamento dell’opera, “fiore all’occhiello” delle istituzioni regionale, che ha attirato l’interesse della comunità scientifica ed istituzionale in Italia e nel mondo ispanico. Il volume, ha poi ricordato Cossa, è quello guidato dal vicerè Francesco Fernandez, conte di Lemos, che si trovò ad affrontare situazioni molto particolari, una epidemia di peste che decimò la popolazione della Sardegna, una grande invasione di cavallette che sterilizzò i raccolti per due anni, la richiesta del parlamento sardo di una rappresentanza dei “nativi” sardi come condizione per il versamento dei tributi alla corona.
Nella relazione introduttiva il professor Jon Arrieta Alberdi dell’Università di Bilbao, si è soffermato sulla necessità, per la Sardegna di allora, di proteggersi dai pericoli esterni inserendosi nel contesto istituzionale espressione di una grande potenza. Tuttavia, ha osservato, nel parlamento sardo non mancò mai un forte sentimento di autonomia, anche grazie alla presenza di una classe dirigente locale giuridicamente molto preparata ed autorevole. La Sardegna quindi, da regno di “media” importanza come Navarra e Maiorca, seppe conquistare uno spazio originale.
Successivamente ha preso la parola il professor dell’Università “La Sapienza” di Roma, che ha subito sottolineato le caratteristiche principali del parlamento sardo: continuità e specificità. Continuità nel seguire con rigore le regole procedurali, anche nel rapporto fra Sovrano e Regno di Sardegna; specificità per la capacità di superare lo “stress” dovuto a situazioni eccezionali, la guerra franco spagnola, l’invasione cavallette con conseguente impoverimento del territorio e e crisi del gettito fiscale, una gravissima pestilenza che centinaia di migliaia di vittime, ebbe un impatto molto forte anche sul sistema costituzionale. Questa emergenza, ha aggiunto, aiutò il parlamento sardo a porre alcuni limiti al potere del sovrano. Per quanto riguarda la peste, ha messo in luce il prof. Birocchi, il sovrano cercò di sminuire le conseguenze dell’epidemia ben sapendo che queste avrebbe determinato come “effetto collaterale” anche un crollo del gettito fiscale. Il parlamento, nella circostanza, fu capace di concentrare le sue rivendicazioni in pochi punti, ottenendo soprattutto di condizionare il pagamento delle tasse al riconoscimento di una maggiore rappresentanza per i sardi.
(Af)