Nei documenti e nelle vicende del parlamento Vivas (vicerè spagnolo della Sardegna agli inizi del ‘600) è possibile trovare la tracce di quel “patriottismo sardo” che, nelle epoche successive, svilupperà la sua azione rivendicativa e autonomistica sia nei confronti della Monarchia spagnola che verso quella Sabauda.
Lo ha affermato nela sua relazione il prof. Giangiacomo Ortu dell’Università di Cagliari, secondo il quale il vicerè Juan Vivas si è trovato nella difficile posizione di dover conciliare il centralismo imperiale spagnolo più intransigente con un certo realismo della componente aragonese della monarchia. Per cui, ha aggiunto Ortu, con la necessità di mostrarsi coerente alla linea più rigorista, il vicerè non riuscì in concreto a trovare la “quadratura del cerchio”, sia sullo sviluppo dell’agricoltura che in materia di difesa, con una “flotta Sarda” che doveva garantire la vigilanza sulle coste. E si trovò a dover fronteggiare una forte opposizione interna, anche se spesso divisa da localismi ed esposta a strumentalizzazioni. E da sostenitore della “ragion di Stato”, provò a forzare la mano (a volte con intelligenza, a volte con le cattive) scontentando alla fine un po’ tutti e, soprattutto, non riuscendo ad attuare le sue proposte, se non molto parzialmente.
Dal punto di vista programmatico quindi, ha detto ancora il prof. Ortu, l’esperienza di governo del vicerè Vivas, non ha raggiunto i risultati che si prefiggeva. Ha avuto però il merito, sia pure indirettamente, di rilanciare grandi temi politici che saranno ripresi più tardi: rapporti fra monarchia e rappresentanze istituzionali locali, relazioni fra la stessa monarchia e categorie produttive, gerarchia delle fonti giuridiche.
Le complicate oscillazioni di Vivas sono state al centro della relazione del prof. Aurelio Musi dell’Università di Salerno. Musi ha sostanzialmente ricondotto le mancate realizzazioni di Vivas alla sua scelta di schierarsi con una delle parti un causa, perdendo con la sua funzione di “arbitro” anche il consenso necessario a far passare i provvedimenti così come li aveva immaginati.
La Sardegna della dominazione spagnola, da questo punto di vista, faceva parte di un’area mediterranea che stava molto a cuore al sistema imperiale, sia per questioni di difesa che per interessi economici e commerciali. E tutti i vicerè della Penisola, ha sottolineato Musi, erano in qualche modo parte di una “rete” espressione di una unica catena di comando che doveva assicurare il rispetto degli obiettivi dei vertici di Madrid in tutte le sue zone d’influenza.
(Af)