L’utilizzo produttivo delle aree minerarie dismesse, i problemi del settore apistico, le proposte di valorizzazione del mandorlo sardo e i nuovi bandi del Psr. Sono questi gli argomenti al centro della seduta mattutina della Quinta Commissione del Consiglio regionale presieduta da Piero Maieli (Psd’Az).
Ex patrimonio Igea
Sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare gestito da Igea – 2718 terreni e 933 fabbricati – il parlamentino delle “Attività produttive” ha sentito l’assessore all’Industria Anita Pili e l’amministratore unico di Igea Michele Caria. L’esponente dell’esecutivo regionale ha espresso apprezzamento per l’iniziativa consiliare invitando però la Commissione ad un approfondimento su alcuni passaggi della proposta presentata dalla Lega, primo firmatario Michele Ennas: «Si va nella giusta direzione – ha detto l’assessore Pili – occorre però salvaguardare il ruolo del socio-Regione. Il piano di valorizzazione del patrimonio Igea non può essere fatto senza atti di indirizzo da parte dell’amministrazione regionale. Un intervento di questa portata ha un impatto rilevante sul bilancio pubblico. Igea dovrà redigere una proposta coerente con le linee guida della Regione ». L’Amministratore Unico di Igea ha invece presentato alcune osservazioni di carattere tecnico, in particolare riguardo all’interesse culturale dei beni: «L’attuale rapporto con il Mibac limita notevolmente la possibilità di cessione degli immobili – ha detto Caria – occorre costruire un rapporto privilegiato con il Ministero per poter avere un quadro di riferimento più chiaro». Il primo firmatario della proposta ha accolto i suggerimento chiarendo che la finalità ultima della legge è quella di rendere produttive le aree minerarie per favorire lo sviluppo dei territori su cui ricadono.
Valorizzazione del mandorlo sardo
Sulla proposta di legge di valorizzazione del mandorlo sardo, presentata dal Gruppo Psd’Az, la Commissione ha sentito il commissario di Laore Mimmo Solina e la ricercatrice di Agris Daniela Satta. La proposta punta a incentivare la coltivazione delle varietà sarde di qualità, oggi in decadenza, con una dotazione finanziaria di 2,5 milioni di euro per il prossimo triennio. La dott.ssa Satta ha definito “utile” la proposta di legge per il rilancio del settore ma, allo stesso tempo, ha espresso perplessità sull’efficacia delle misure per i produttori isolani: «In Sardegna esistono 47 varietà di mandorle autoctone – ha spiegato la ricercatrice di Agris – la gran parte sono di ottima qualità ma producono poco rispetto alle varietà californiane o italiane. Per questo occorrerà fare una scelta e puntare su quelle migliori senza escludere la possibilità di coltivarne altre che ben si adattano al clima sardo». Secondo l’esperta, la coltura del mandorlo è una delle poche che potrebbe rilanciare le campagne isolane: «E’ un albero che ha bisogno di poca acqua e richiede pochi sistemi di difesa da malattie e parassiti – ha aggiunto Satta – si può inoltre coltivare in quasi tutta l’Isola. Ci sono molti giovani che stanno puntando su questo settore». Oggi in Sardegna rimangono circa 1500 ettari di mandorleti nonostante i dati ufficiali parlino di oltre 6000 ettari coltivati: «E’ comune un prodotto per il quale c’è molta richiesta – ha detto ancora Satta – per rilanciare il settore c’è bisogno però di un’analisi attenta. Agris, con il supporto del Crs4 e di Arpas sta conducendo uno studio in tutta la Sardegna che entro il 2022 porterà alla pubblicazione di una mappa podoclimatica che individuerà gli areali adatti a questo tipo di coltivazione». Franco Mula (Psd’AZ), primo firmatario della proposta di legge, ha chiarito che la norma punta a tutelare prima di tutto le varietà sarde anche per garantire la qualità del prodotto alle aziende di dolci sardi che utilizzano in gran quantità frutta secca in gran parte proveniente dall’estero e di qualità nettamente inferiore rispetto a quella prodotta in Sardegna. «Ascolteremo tutti i suggerimenti – ha detto Mula – l’obiettivo è rilanciare un settore che ha grandi potenzialità». Il commissario di Laore, infine. ha assicurato tutto il supporto da parte dell’agenzia regionale per le attività di studio e ricerca.
Crisi settore apistico
I rappresentanti del settore apistico Francesco Caboni (Terra Antiga), Franco Anedda (Coldiretti) e Danilo Argiolas (Cia) hanno illustrato le difficoltà del settore e invocato interventi urgenti da parte della Regione. Tra i punti dolenti la mancata erogazione degli indennizzi per i danni causati dalla siccità del 2017: «Quelle risorse ormai sono perse – hanno detto gli apicoltori – i tempi per ottenerle sono ormai scaduti. Abbiamo subito un danno economico a causa delle lentezze burocratiche da parte di Argea». A questo si aggiunge la mancata attuazione della legge 19 del 2015 che, 7 anni fa, era stata accolta favorevolmente da tutto il settore: «Da allora è stato fatto solo un bando nel 2019 – hanno detto Caboni, Anedda e Argiolas – mancano quelli del 2020 e del 2021. Il settore merita più attenzione, la stessa che è stata riservata ad altri comparti agricoli». Dai rappresentanti delle aziende apistiche, infine, è arrivata la richiesta di inserire l’apicoltura nella nuova Pac.
Nuovi bandi Psr
L’ultima parte della seduta è stata dedicata ai nuovi bandi del Psr con l’audizione di Paolo Cattina, del coordinamento regionale dei periti agrari, e di Federico Corona, delegato della Federazione dei dottori forestali. Entrambi hanno messo in evidenza la disparità di trattamento ricevuta dai partecipanti al bando del Psr “Pacchetto giovani” rispetto a quelli della misura “Primo insediamento in agricoltura”. «Nel 2016 c’erano molte risorse – ha detto Cattina – oggi purtroppo non è così e le pratiche da smaltire sono circa 500. La nostra richiesta è quella di trovare un equilibrio e garantire a chi otterrà il via libera per il Pacchetto giovani le stesse risorse ricevute da chi ha partecipato al bando del primo insediamento, circa 35mila euro». Secondo le stime delle organizzazioni professionali, servirebbero 8 milioni di euro per soddisfare le richieste, considerata l’alto indice di mortalità delle domande in fase istruttoria (circa il 60%). Dai dottori forestali, infine, è arrivata una richiesta operativa: «Le pratiche dei bandi del Psr spesso si accavallano con altre in scadenza – ha detto Corona – prima di dare il via libera ai nuovi bandi si facciano le dovute verifiche in modo da non affogare gli uffici e gli studi professionali». Su questo punto il presidente della Commissione Piero Maieli ha chiesto ai due rappresentanti di categoria di formulare una proposta ufficiale con un calendario di massima.
I lavori della Commissione proseguono nel pomeriggio con altre audizioni.